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La patata

La patata (Solanum tuberosum L.) è originaria degli altipiani Andini del Sud America. Indagini archeologiche indicano che è stata coltivata da oltre 7000 anni (Hawkes, 1990).
Delle oltre 2000 specie conosciute del genere Solanum solo 160-180 formano tuberi. Molte di queste sono coltivate come piante ad uso alimentare, ma solo S. tuberosum è diffusa in tutto il mondo.
Le specie addomesticate di Solanum erano fonti di alimentazione delle popolazioni native del Sud America quando gli esploratori spagnoli arrivarono nella metà del 1500.

prime rappresentazioni del mais

La patata è stata introdotta in Europa in due occasioni, la prima in Spagna intorno al 1570 e la seconda in Inghilterra verso il 1590 (Hawkes, 1967). Dalla Spagna la patata si diffuse nell'Europa continentale e in parte dell'Asia. Dall'Inghilterra, invece, passò in Irlanda, in Scozia, nel Galles, nell'Europa del nord-ovest e nelle colonie inglesi (nelle Bermude nel 1613 e nella Virginia nel 1621).
In Europa per molto tempo la patata venne considerata una curiosità botanica e non venne utilizzata nell'alimentazione umana. Con il passare del tempo però si trasformò in un prodotto alimentare fondamentale in molte aree del Nord Europa, specialmente in Irlanda, ove verso la metà del 1700 la maggior parte della popolazione viveva esclusivamente con la dieta a base di latte e patate. Nel Centro Sud Europa invece la coltivazione e l'utilizzo alimentare vennero incentivati intorno al 1750.
Il primo a parlare della patata in Italia fu il vicentino Antonio Pigafetta nel suo famoso "Diario", che descrive gli avvenimenti più salienti della circum-navigazione del globo effettuata da Magellano. Egli, nei due passi della sua relazione in cui accenna al nuovo vegetale, parla in verità di "batata" e non di patata. Il primo riferimento al nuovo tubero è fatto in coincidenza con una sosta della spedizione in un porto del Brasile, che i geobotanici ritengono patria del "Convolvolus batatas", mentre il secondo accenno si riferisce ad uno sbarco lungo le coste del Pacifico, ritenute centro di origine della patata vera e propria.
La patata giunse in Italia nel 1585 dalla Spagna, a Genova, portata dai Padri Carmelitani Scalzi. Passò, poi, in Toscana e nelle valli piemontesi (Biadene, 1996), da dove, per opera dei Valdesi, arrivò in Svizzera, in Austria e in Germania (Hawkes, 1990). I primi tuberi piantati nel Veneto (o quanto meno di cui si abbia esatta notizia) sono quelli inviati dal botanico fiammingo Carolus Clusius a due suoi amici tedeschi che studiavano farmacologia presso l'orto botanico di Padova, nel 1590. Malgrado questa prima presenza reale della patata nella nostra penisola, in Italia si parla di patate solo due secoli dopo, e anche questa volta per merito di un veneto, anzi di un veneziano: Francesco Griselini, nato a Venezia nel 1717, creatore e curatore di un suo "Giornale d'Italia attinente all'Agricoltura", una sorta di rivista agraria "ante litteram". Egli dedica alla patata cinque pagine del suo "Giornale ", precisamente nel numero XXXIX del 1765, sotto il titolo: "Della coltura, e degli usi, che fanno varie Nazioni d'Europa delle Patate o Pomi di terra, e di quelli che far ne potrebbero con molto loro utile gli Italiani. Memoria".
Si può dire che questa sia la prima trattazione organica dell'argomento. Dopo aver descritto sommariamente ma realisticamente la nuova pianta, egli passa a parlare della sua coltivazione sulla base di indicazioni fornitegli da un irlandese residente a Venezia e da altri inglesi. Per quanto riguarda la sua utilizzazione, il Griselini afferma che la patata può essere consumata direttamente dall'uomo o data come foraggio agli animali: "in caso di carestia si consiglia appunto di riservare il mais agli uomini e somministrare le patate ai maiali".

Il geologo Giovanni Arduino, nato a Caprino Veronese nel 1714 e morto a Venezia nel 1795, in articoli comparsi nel 1791 e 1794 nel "Nuovo Giornale d'Italia" informa che l'estrazione dell'amido dalle patate non conviene da noi, in quanto essa "non può farsi utilmente che dove le patate coltivansi in gran copia, come in Olanda, Fiandra ecc. donde qua si manda dell'amido di esse a prezzo molto discretto". E che le zone dalle quali egli usa rifornirsi di tuberi di patate per le sue esperienze sono: Carnia, Agordo, Primiero, Oderzo, Polesine. Questo, dimostra che negli anni Novanta del XVIII secolo le patate erano già sporadicamente diffuse nel Veneto.
Il 1817 fu l'anno più importante per la storia della pataticoltura non solo nel Veneto, ma in tutta Italia. Nel museo del Castello superiore di Passan, in Germania, dedicato alle arti e ai mestieri, nella stanza del fornaio si trova una stampa dell'epoca, che ricorda esplicitamente "gli anni di carestia 1816 e 1817", a riprova che si è trattato di una calamità a livello europeo. Fu una tragica situazione alimentare generale che stimolò la filantropia di molti autori, non solo nel Veneto ma in tutta la penisola, i quali vedevano nella patata un mezzo per fronteggiare le ricorrenti carestie che allora troppo frequentemente flagellavano le contrade europee e specialmente le popolazioni più diseredate. Tra queste importanti figure spicca l'opera di Vincenzo Dandolo. Nelle sue opere le notizie tecniche sulla pataticoltura sono quelle che più si diffusero, a quei tempi, tra i georgici. Interessanti poi sono le sue considerazioni economiche (confronti tra il reddito dato dalle patate e quello delle altre colture), con le quali egli si sforza di convincere sia i possidenti che i coloni a introdurre la nuova pianta nei loro piani di coltivazione. Questa cosa non doveva esser facile, perché si dovevano superare tante diceria (si ritenevano portatori della lebbra, della scrofola e delle malattie veneree) e fandonie (la coltivazione della patata era causa di maltempo, di inondazioni, di nebbie, ecc.!). Infine si ricorda l'Abate Agostino Dal Pozzo di Rotzo che nelle "Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini" pubblicate nel 1820 partendo dalla considerazione che "tutte le specie di grani che vi si raccolgono non bastano ...... a mantener la popolazione ...... io non mancherò di suggerire a' miei connazionali... la introduzione della pianta che chiamasi patata ... che i francesi la chiamano Pomme de terre e i tedeschi Herdaflel...... Gl'Irlandesi e gli Svizzeri nazioni avvedute ed industriose furono i primi ad introdurla......"
Si ricorda il nobiluomo veneziano Tommaso Correr, che nell'"Istruzione sopra la coltura delli pomi di terra, ossia Patate, esperimentata ", apparsa anche questa nel 1817, in 14 paginette fa tutta una serie di raccomandazioni colturali, fra cui è interessante quella di lavorare minutamente il terreno per la piantagione "... affinché non si opponga alla dilatazione sotterranea delle radici, dalle quali deriva il raccolto e che quanto più possono estendersi ne producono in maggior copia".

prime rappresentazioni del mais

Gli anni 1845-46, si potrebbero chiamare "gli anni della malattia della patata", per l'interesse che l'allora cosiddetta "malattia dominante" aveva suscitato negli ambienti agricoli europei, dopo le infauste notizie pervenute dall'Irlanda; interesse che nella nostra letteratura georgica si manifestò con la pubblicazione, in soli due anni, di almeno otto lavori dedicati al nuovo problema.
Nel Veneto, Francesco Gera di Conegliano diede il maggior contributo di studi alla sua soluzione. Particolarmente cari gli furono i problemi della divulgazione tecnica e dell'istruzione professionale in agricoltura. Inoltre, l'Imperial-Regio Governo di Venezia si preoccupò di emettere il 22 settembre 1847 una specie di manifesto intitolato "Istruzione popolare circa la malattia delle patate" in cui, in sei capi (scelta dei tuberi, piantagione, coltivazione, raccolta, conservazione, uso dei tuberi ammalati), si danno consigli ed informazioni volti a ridurre, per quanto possibile, i danni della peronospora; si tratta ovviamente di una sorta di difesa passiva, basata su buone (per quei tempi) norme empiriche di coltivazione (visto che si era ancora ben lontani dall'aver individuato i mezzi per combattere attivamente il nuovo malanno). Superato quest'ultimo collaudo, la patata diventa, anche nel Veneto, una delle colture di gran reddito. Entra così a far parte della rotazione e dei bilanci aziendali, e nella letteratura viene, a pieno titolo, ammessa tra le coltivazioni trattate nei normali manuali di agronomia.
Secondo Salaman (1949) la solanacea inizialmente introdotta in Europa apparteneva alla specie Solanum tuberosum subsp. andigena proveniente dalla Colombia, ambiente brevidiurno, per cui essa era poco adatta alle condizioni di fotoperiodo lungo del vecchio continente. Infatti essa forniva piante con steli molto lunghi (2-3 m) che tuberizzavano alla fine dell'estate con produzioni molto scarse (Clusius, 1601; Bauhin, 1596).
Con l'impiego del seme botanico nella coltivazione e nella moltiplicazione della patata è stato possibile selezionare, tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, linee precoci sempre più adatte alle condizioni climatiche di giorno lungo dell'Ovest e Nord Europa (Hawkes, 1967). Ciò portò all'evoluzione del Solanum tuberosum subsp. andigena verso il Solanum tuberosum subsp. tuberosum (Salaman, 1949; Glending, 1975a,b,c); questo processo è stato senz'altro favorito anche dall'introduzione nel 1800 e dall'utilizzo di germoplasma Cileno, in particolare le cv. Daber e Rough Purpli Chili (di Solanum tuberosum subsp. tuberosum (Hawkes, 1956 e 1993). Essendo, sin dalla sua introduzione in Europa, una pratica usuale sia l'incrocio che l'uso del seme botanico nella coltivazione della patata (Clusius, 1601; Zanon, 1767) è stato possibile selezionare una miriade di nuovi genotipi sempre più adatti alle condizioni pedoclimatiche delle diverse località e aree di coltivazione. Questo processo, unito allo scambio di tuberi-seme legato alla migrazione delle genti e al commercio, ha favorito la diffusione e la coltivazione di questa solanacea in tutto il continente europeo e nel mondo.
Tutto questo è avvenuto anche in Italia. Rossati (1891) parla di 80 varietà presenti nel Friuli ottenute da seme. Avanzi (1942) ha catalogato 167 varietà locali provenienti da tutte le regioni e derivate da selezioni estemporanee (Tabella 1).
Il successo della diffusione della patata a livello mondiale è legato sia alla sua versatilità, in termini di adattamento alle diverse condizioni pedoclimatiche, sia alle sue potenzialità nutrizionali. Essa infatti fornisce i massimi quantitativi di sostanza secca, di carboidrati, di proteine ad alto valore biologico, di minerali e di vitamine B e C, per unità di superficie e in minor tempo rispetto alle altre colture alimentari.
Oggi la patata è una delle colture più significative nella alimentazione umana ed è la quarta coltura più diffusa a livello mondiale dopo il frumento, il mais e il riso. Essa, sempre a livello mondiale, è coltivata su oltre 22 milioni di ettari in più di 125 paesi, con una produzione annuale di circa 250 milioni di tonnellate. In Italia la superficie coltivata è di 90 mila ettari e una produzione di 2 milioni di tonnellate (ISTAT, 1997)
In Italia, a partire dal 1960 le varie popolazioni locali vennero progressivamente sostituite da varietà selezionate prevalentemente nel Nord Europa. Questo processo è stato favorito sia dall'elevata sanità dei tuberi-seme che venivano offerti sia dalle ottime caratteristiche produttive e qualitative delle cultivar introdotte.

Elenco delle varietà di patata raccolte e pubblicate dall'Avanzi, E. (1942) Schema per la classificazione delle varietà di patata. Stazione Sperimentale Agraria di S. Michele all'Adige. L'Italia Agricola 2, 1-25

Veneto
Belluno Locale Vallada; Locale di Sappada; Locale di Borca
Treviso Bianca nostrana precoce (Asolo); Rossa nostrana precoce (Asolo)
Venezia Cinquantina di Chioggia; Quarantina di Chioggia
Verona Basilicata di Bolca; Basilicata di Campofontana
Vicenza Masciata (Asiago); Gialla liscia (Asiago); Posenata; Mora (Asiago); Gialla occhio fondo n° 1; Gialla occhio fondo n° 2; Rossa chiara (Asiago); Basilicata (Asiago); Gialla liscia (Rotzo); Cinquantina rossa (Thiene); Cinquantina bianca (Thiene)

Bibliografia

AVANZI E., Schema per la classificazione delle varietà di patata. Stazione Sperimentale Agraria di S. Michele all'Adige. L'Italia Agricola 2, 1-25, 1942.
BAUHIN C., Phytopina. Basle, 1596.
BIADENE G., L'introduzione della coltura della patata nel Veneto. Progetto Regionale "Valorizzazione della patata veneta Risultati di un decennio di ricerca (1981-1990)". Regione Veneto - Ente di Sviluppo Agricolo - ESAV. Quaderni di divulgazione 6, 15-25, 1993.
BIADENE G., Storia della patata in Italia, dagli scritti dei Georgici (1625-1900). Edizioni Avenue Media Bologna, 1996.
CLUSIUS C., Aliquot Notae in Garciae aromatorum Historiuam. Antwerp, 1582.
CLUSIUS C., Rariorum Plantarum Historia. Antwerp, 1601.
DAL POZZO A., Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini. Ed. Comune di Rotzo, 1980. Cap. IV Indole, usi e costumi de' nostri popoli, confrontati con quelli degli antichi germani. 199-203, 1820.
CALURE L. L., Historia del la papa. Revista Papa, Órgano Informativo del la Federación Colombiana de Productores de Papa FEDEPAPA. N° 16, 1996.
HAWKES, J.G., The history of the potato. J. Royal Horticultural Society, 91; Pat. I, 207-224; Part. II, 249-262; Patr. III, 288-302; 364-365, 1967.
HAWKES J.G., The potato: evolution, biodiversity and genetic resources. London, Belhaven Press, 1990.
HAWKES J.G., The history and social role of the potato. 12th Triennial Conference for Potato Research EAPR Paris 18-23 July. Proceedings, 75-84, 1993.
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SALAMAN R.N. (1946) The history and the social influence of the potato. Cambridge, Cambridge University Press. Revision edition with a new introduction by J.G. Hawkes, 1985.
ROSSATI A.C., Relazione di ottanta varietà di patata ottenute da seme, immune da malattie. Udine, Doretti, 1891.
ZANON A., Della coltivazione e dell'uso delle patate e l'altre pinte commestibili. Venezia, Fenzo, 1767.

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