Ruggine

Informazioni storiche

 

Sinonimi: nel testo.

 

Le mele ruggine sono un gruppo molto eterogeneo di varietà, accomunate soprattutto dalla caratteristica rugginosità della buccia, e formano la famiglia delle Renette ruggini o grigie. Le caratteristiche generali della famiglia sono: forma piatta, arrotondata, grandezza media, buccia rugginosa, polpa croccante e compatta (Tamaro, 1935).

Già il Ruzzante (1521, Prima oratione) elencò i pumi rusene tra i prodotti del Pavan. Agostino Gallo (1540) citò i pomi Rugginenti Dolci et Garbi, indicando come i dolci, ancora molto saporiti a Natale, perdano poi tutta la loro bontà, mentre gli acidi, che sono più stimati, a quest’epoca siano alla perfetta maturità, tali restando per alcuni mesi.

Nell’opinione di Leroy (1879) i Rugginenti garbi sarebbero da identificare con la Reinette grise francese, mentre i Dolci ricorderebbero, per le caratteristiche della polpa non acidula e della maggior precocità, la Reinette douce et grise, uno dei sinonimi più antichi delle Reinette musquée comuni all’epoca del pomologo francese. Ma, per ammissione dello stesso Leroy, si tratta solo di supposizioni.

La Reinette grise (sinonimi: Reinette grise, Graue Französische Reinette, Graue Herbstreinette, Reinette grise d’Angleterre, Reinette grise d’hiver, Roggia) è una varietà in coltura da assai lungo tempo: ne scrissero, ad esempio, Claude Mollet, giardiniere presso Enrico IV e Luigi XIII, morto nel 1613 (1652, op. postuma) e Nicolas de Bonnefons (1651), noto soprattutto per aver introdotto in Francia l’allevamento a spalliera. La stessa varietà risultava presente nei due cataloghi più citati da Leroy (1879), quello del 1775 della Pépinière de Chartreux di Parigi e quello del 1790 del sig. Pierre Leroy.

Il tedesco Lauche (1888) ammise di non conoscere notizie precise sull’origine della varietà, da lui indicata col nome di Graue Herbst-Reinette. Infatti, mentre Diel (1799-1819) scrisse di propendere per un’origine olandese, nonostante l’avesse trovata nei dintorni di Metz, Lauche indicò anche la possibilità che essa venisse dall’Inghilterra, donde proveniva l’esemplare descritto da Claude Saint-Étienne nel 1670 come Reinette grise d’Angleterre.

I nostri Molon (1901) e Tamaro (1935), infine, tornarono alla più ovvia ipotesi francese, che rimane la più accreditata anche in tempi recenti (cfr., ad es., la Liste der Apfelsorten in Wikipedia). Tamaro (1935), comunque, distinse sempre la Renetta grigia francese dalla vera Ruggine.

La Renetta grigia francese si diffuse progressivamente in tutta Europa e nel Nord America (Tamaro, 1935). In Italia questa varietà è coltivata da lungo tempo, come testimonia la costante presenza di Reinette grise nei cataloghi tanto commerciali quanto delle esposizioni della prima metà del XIX secolo. I nostri pomologi la considerarono sempre ottima: Moerman e Cavallero (1884) la indicarono come di prima qualità, adatta per la coltivazione ad alto fusto e con fertilità soddisfacente. Molon (1901) la descrisse come un’ottima varietà da tavola, nonostante la tendenza della polpa a imbrunire dopo il taglio, ottima anche per cuocere, per sidro e per conserve. In seguito (Molon, 1926) la consigliò per i terreni argillosi, ricchi, profondi e un po’ umidi. Come difetti, Tamaro (1935) riscontrò la tendenza all’appassimento durante la conservazione e una certa sensibilità ad alcune malattie.

Nel Veneto la Renetta ruggine venne utilizzata soprattutto nei broli familiari; in pieno campo venne coltivata solo nel Trevisano fino a poco oltre il 1929 e nel Vicentino fino al 1948, ma sempre per periodi limitati (Breviglieri, 1949).

Ebbe una certa diffusione anche la Renetta grigia del Canada (sinonimi: Canada gris, Reinette gris du Canada, Graue Reinette von Canadà) che, raccomandata dai Congressi Pomologici francesi, all’inizio del XX secolo, venne ampiamente coltivata anche in Italia (Molon, 1901). Per il colore poco appariscente, Molon la pose tra le varietà di secondo merito, nonostante la polpa forse più saporita di quella della Renetta del Canada. Breviglieri e Solaroli (1949) la interpretarono come una mutazione spontanea della Renetta del Canada, forse originatasi in Italia o forse in Francia.

È nota anche una Renetta grigia appuntita tirolese (sinonimi: Ruggine, Renetta rugginosa, Tiroler Spitzer Lederapfel, Spitzroster, Spitzlederer) (Boni, 1924), considerata di origine trentina e, almeno secondo Tamaro (1923, 1935), antichissima e ben distinta dalle altre mele Ruggine. Una cultivar forse corrispondente a questa risultava coltivata in Alto Adige già all’inizio del XIX secolo (Poell, 1831). Ferace, con poche esigenze, venne ritenuta adatta alla sola frutticoltura estensiva, non adattandosi alle forme artificiali. Era comunque molto richiesta dal mercato, soprattutto per la lunga conservabilità ma anche per le pregevoli caratteristiche organolettiche (Tamaro, 1935).

Tra le altre mele “ruggine”, il Tamaro (1935) indica come molto coltivata anche la Renetta grigia d’autunno (sinonimi: Reinette grise d’automne, Graue Herbst-Reinette), soprattutto nelle valli alpine e spesso assieme alla Renetta grigia francese. Adatta alla mensa familiare come pure al mercato, alla cottura come alla fermentazione, questa varietà di origine tedesca meridionale (Valle del Reno) era però considerata molto esigente in termini di suolo e di clima e prona alle più svariate malattie. Tuttavia, secondo l’Autore questa varietà (coltivata limitatamente) avrebbe potuto, grazie al suo ottimo sapore, colmare una nicchia di mercato carente in Italia, quella delle mele ruggini di grandi dimensioni.

Attualmente le mele ruggine, pur inadatte a una produzione intensiva, sono molto ricercate da un mercato di nicchia e coltivate in aziende biologiche e in frutteti familiari in tutta l’Italia settentrionale.

 


Bibliografia

BONI G., 1924 – La frutticoltura trentina. Lattes ed., Torino-Genova.
de BONNEFONS, N., 1651 – Le jardinier françois, qui enseigne à cultiver les Arbres, et Herbes Potagères… Paris.
BREVIGLIERI N., 1949 – Elenco per provincia delle varietà di melo diffuse fino al 1929, in produzione o non in produzione nel 1948 e preferite nei nuovi ampianti. Atti III Congresso Nazionale di Frutticoltura, Ferrara – 9-14 ottobre 1949. Vallecchi, Firenze.
BREVIGLIERI N., SOLAROLI V., 1949 – Indagine pomologica. Descrizioni e indagini sulle varietà di mele e di pere. Atti III Congresso Nazionale di Frutticoltura, Ferrara – 9-14 ottobre 1949. Vallecchi, Firenze.
DIEL H., 1799-1819 – Versuch einer systematischen Beschreibung der in Deutschland gewöhnlichen Kernobstsorten. Frankfurt.
GALLO A., 1540 - Vinti giornate d'agricoltura di M. Agostino Gallo nobile bresciano: le quali tratta del piacere & utile della villa: con nuova aggionta in fine della xiij giornata di diversi rimedij in proposito d'animali et le figure de gli stromenti appartenenti ad un perfetto agricoltore poste nel fine: postovi di nuovo alcuni proverbi rurali, con due tavole copiosissime: una delle dichiarationi di molti vocaboli bresciani, & l'altra delle cose più notabili, che nell'opera sono sparse. Venezia.
LAUCHE W., 1882 – Deutsche Pomologie. Parey, Berlin.
LEROY A., 1879 – Dictionnaire de Pomologie. Pommes – Tome I. Goin, Paris.
MOERMAN E., CAVALLERO S., 1884 – Frutticoltura razionale. Ad uso degli alunni della Scuola di Orticoltura e Frutticoltura Rossi (Schio – Sant’Orso). Tip. Menin, Schio (VI).
MOLLET C., 1652, op. postuma –Théâtre des plans et jardinages. Paris.
MOLON G., 1901 – Pomologia. Descrizione delle migliori varietà di albicocchi, ciliegi, meli, peri, peschi. U. Hoepli ed., Milano.
MOLON G., 1926 – Le piante da frutto raccomandabili per l’alta Italia. Atti Congresso Pomologico di Trento, 20-20 settembre 1924. Scotoni, Trento.
POELL G. G., 1831 – Pomologie oder kurze Anleitung zur Obstbaumzucht. Bolzano.
TAMARO D., 1923 – Trattato di frutticoltura. Frutticoltura speciale. 5° edizione. Hoepli, Milano.
TAMARO D., 1935 – Frutta di grande reddito. Hoepli, Milano.

http://de.wikipedia.org/wiki/Liste_der_Apfelsorten